ICI e Chiesa, capiamoci..

Copio qui per dovere di cronaca il post di Andrea Sarubbi che spiega la situazione ICI e Chiesa. Siccome tendo sempre a volermi informare prima di sparare richieste o giudizi dettati dalla “pancia popolare”, trovo che il sunto di Sarubbi sia necessario diffonderlo.

Non so quanto sia facile tentare una riflessione pacata sul tema Ici, o Imu, e Chiesa, per un motivo personale e uno oggettivo. Quello personale viene naturalmente dalla mia storia, che permette a chi non mi conosce di darmi dell’embedded a priori; quello oggettivo deriva invece dal contesto attuale, perché quando un’ondata mediatica parte poi è difficile fermarla con le mani nude della ragione. Premesso questo, ci provo lo stesso, magari andando un po’ con l’accetta: se sbaglio, per restare in tema, mi corrigerete.

La storia. Due legislature fa, Berlusconi riforma l’Ici in maniera favorevole alla Chiesa; i radicali denunciano il fatto alla Commissione europea e il governo Prodi, entrato in carica nel frattempo, si impegna a modificare la disciplina. Ad agosto 2006, l’allora ministro Bersani limita l’esenzione alle attività “non esclusivamente commerciali”. I radicali non sono ancora soddisfatti e fanno ricorso alla Corte di giustizia del Lussemburgo, che a sua volta impone alla Commissione europea di verificare se questa legge è contraria alle direttive comunitarie sulla concorrenza: il limite fissato è giugno 2012. Ad oggi, la Commissione non ha ancora espresso il parere definitivo.
La vulgata. Versione popolare: “Mentre un proprietario di appartamento paga l’Ici, la Chiesa – che ha diverse proprietà date in affitto – non lo paga; dunque, bisogna cambiare la legge”. Risposta di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, nell’editoriale di oggi: non è vero, perché “gli immobili di proprietà di enti religiosi dati in affitto sono assoggettati all’Ici e alle altre forme di tassazione come qualunque altro immobile dato in affitto”; se poi nel concreto ci fosse qualcuno inadempiente, “violerebbe la legge e meriterebbe di essere sanzionato: i Comuni hanno i mezzi per farlo”. Traduco: se un ex seminario è diventato nel frattempo un albergo, e non sta pagando l’Ici, il Comune vada a fare un’ispezione e lo smascheri. Ma non è un problema di inadeguatezza della legge attuale, dice Avvenire.
La platea. Sempre Avvenire ricorda oggi un particolare rimasto fuori dalla polemica: che “le esenzioni previste per le attività solidali e culturali svolte senza l’obiettivo di guadagnarci riguardano non solo la Chiesa cattolica, ma ogni altra religione che abbia intese con lo Stato italiano e ogni altra attività non profit di qualunque ispirazione, laica o religiosa”. Riguardano dunque l’Arci, i patronati, i sindacati, le associazioni sportive di base e così via. Il confine sta nel concetto di non profit: un bar interno a un oratorio o a un circolo dell’Arcigay è un’attività commerciale o no? Nessuno dei due, al momento attuale, paga l’Ici, così come non lo paga il bar all’interno alla società Arvalia Villa Pamphili, che con il rugby toglie i ragazzi dalle strade di Corviale. Tutti questi bar vendono bibite e merendine, come l’esercizio aperto dall’altro lato della strada. Ma fanno attività commerciale o no? Non esclusivamente, e quindi – secondo la legge attuale – sono esenti dall’Ici. È un favore alla Chiesa? Non direi: è un favore al non profit, in generale.
La soluzione. La prima soluzione, in attesa della pronuncia dell’Unione europea, si chiama controllo: se c’è un albergo a 5 stelle mascherato da ente non profit grazie alla presenza di una cappellina, il Comune ha tutti gli strumenti per verificarlo e sanzionarlo. La seconda, nel caso in cui l’Europa dovesse dire che si tratta di violazione della concorrenza, potrebbe essere quella di scorporare le attività: l’oratorio o la parrocchia non paga, il bar interno o una parte della canonica – quella adibita ad abitazione – sì; e lo stesso vale anche per l’Arcigay, la società di rugby e cosi via. Se servisse a rasserenare gli animi, sarebbe un guadagno per la stessa Chiesa. Queste crociate al contrario, invece, non aiutano proprio nessuno.”

Da: http://www.andreasarubbi.it/?p=6937

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