Le relazioni umane al tempo di Facebook e Twitter

Negli ultimi anni molti esperti si sono dibattuti su come si vivono le relazioni ed i sentimenti nell’era di Facebook e Twitter. Alcuni hanno affermato che la possibilità data agli esseri umani di restare in contatto con un numero sempre maggiore di persone ha reso più sottile e fragile il valore che si dà ad ogni rapporto preso nella sua singolarità.

Altri invece sono convinti che il futuro delle relazioni sia proprio nella rete, in quanto tutti i sentimenti diventeranno, nel corso degli anni, sempre più legati ad una comunicazione virtuale.

Ma facciamo un passo indietro, cos’è che definisce un rapporto umano?

A mio parere sono due gli elementi fondanti: l’interesse e la capacità di comprensione, due emozioni che apparentemente restano molto distanti tra loro ma sono intrinsecamente legate. Un uomo può infatti essere molto esposto ad un sentimento, di rabbia o di paura ad esempio, ma avere delle difficoltà ad esprimerlo. Ecco quindi che subentra la comprensione dalla controparte, che sottende una capacità di capire quando un gesto di una persona ha un significato che, apparentemente, per il mondo esterno, rappresenta A, ma che interiormente rappresenta B, quel B che solo un nucleo ristretto di persone può arrivare a capire. A volte una sola persona, quella importante.

Quando in una relazione umana si instaurano in perfetto equilibrio queste due emozioni, si crea un rapporto vero.

Qual è quindi il pericolo di appiattire le relazioni sui social network? La mancanza di poter instaurare la comprensione che ne consegue, innanzitutto.

Una parola detta “de visu” può stimolare una comprensione profonda e non superficiale di quello che si vuole dire, perchè può essere interpretata con molti segnali spontanei, lo sguardo, le labbra, il movimento delle mani, ed è proprio questa serie di informazioni accessorie che ci permette di entrare nel profondo di un discorso, di non fermarci alle apparenze, perchè quando ascoltiamo una persona parlare, arrabbiarsi, discutere, assistiamo al processo, al crearsi di quella emozione in itinere.

Sui social network invece il discorso cambia completamente, perchè di un processo emotivo arriva solo un output. Solo la parte terminale, il senso superificiale.

I rapporti umani rischiano quindi di basare i propri valori solo sull’esplicito, solo sulle evidenze, andando a perdere tutto il non detto, che è uno dei patrimoni più grandi tra due persone.

Come appassionato di tecnologia trovo che i social network possano essere un eccezionale strumento per sentirsi meno lontani, per avvicinare le persone, per tenersi in contatto, ma resterà sempre solo uno strumento con l’obiettivo di incontrarsi, guardarsi negli occhi, scambiarsi un silenzio, e capirsi perfettamente.

Questo, Facebook, non può ancora offrirlo.

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