Le mie riflessioni sulle scelte di Canonical ultimamente sono molto contrastanti.
Da una parte mi sento di apprezzare lo sforzo di unificare un ambiente di per sè molto frammentato, anche se a volte questo comporta la rinuncia ad alcuni pilastri della propria legacy (ciao Gnome).
Però,
la storia di Linux è fatta di grandi casualità, e Canonical sta cercando di indirizzare questo stimolo creativo verso qualcosa di nuovo che esca fuori dal mondo “geek per geek”.
Leggiamo cosi di Ubuntu per Android, un azzardo che porta un buon auspicio per la diffusione dell’ambiente desktop (cosa che interessa a Ubuntu) utilizzando come cavallo di troia l’ambiente mobile (dove non può competere).
Sulla carta, e dai primi test, sembra un’ottima iniziativa.
Sulla carta.
Perchè se voi ricordate qualche tempo fa è accaduto un fatto, lo semplifico cosi = Google + Motorola.
E ricordate Motorola cosa aveva sviluppato con il suo Atrix? Esattamente la stessa soluzione. E’ molto probabile, e i primi rumors già lo paventano, che Google nel prossimo Jelly Bean integrerà direttamente in Android questa possibilità, tagliando di fatto le gambe ad Ubuntu.
Sperare di diventare una soluzione integrale per Android con alle spalle un problema chiamato Motorola, doveva significare partire solo con l’ok di Google. Che ovviamente non c’è stato.
Allora partiamo da soli!
Nel mondo dell’informatica e del mobile oggi le spese per lo sviluppo software a volte possono essere anche minori rispetto a quelle del marketing. E gli accordi fanno la differenza. E provare un asset senza accordarsi o capire la concorrenza OGGI non è perdonabile.
Canonical deve imparare a sfruttare le weakness dei competitor non solo a suo favore, ma proponendo strategie win-win per entrambi. Solo allora si avrà uno sviluppo in tal senso.
Ma per ora a quanto pare siamo ancora nel mare della casualità.
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