Sei dentro a una chiesa. Ci sono i vetri colorati, il profumo d’antico e l’aria intrisa delle speranze di tutta l’umanità che ha deciso di confessare i propri pensieri davanti a quel crocefisso. Poi ci sei tu, che ti senti fuori posto tra quegli sguardi deboli e indecisi. Guardi la croce, e continui a pensare se le sofferenze di quell’uomo abbiano davvero salvato la pochezza di certa umanità.
Sei li, ti guardi intorno, preghiere, rumori, occhi indiscreti. Eppure, nella tua testa è tutto limpido. Sei andato davanti a Dio, e davanti a Dio vivi senza paura ogni istante delle tue giornate.
In un paese dove ognuno viene aiutato da qualcun’altro, ci si scopre forti sapendo di aver fatto tutto da soli. Non la Chiesa, non lo Stato, non l’Università, non gli Amici. Tu, da solo. Queste sono le tue esperienze e nessuno potrà togliertele.
Ma questa gioia è anche la tua condanna, perchè la lacrima è più intensa per una persona che pensa.
L’unico compagno in questo lungo viaggio è stato l’inchiostro. Digitale o dal profumo di carta, non importa. La penna del poeta, che scrive poesie solo per gli occhi di un autore molto discreto.
La capacità di giocare con le parole, con le sensazioni e le emozioni personali aiuta a mettere a fuoco i propri limiti e le proprie paure. Ti rende più forte perchè ti rende capace di avere una copia della tua anima da leggere. Non è poco.
Ricordatevi sempre di coltivare quella penna, perchè in questo Occidente che schiaccia le anime delle persone più sensibili, la penna del poeta è più forte di qualsiasi paura.
Esci da quella Chiesa, è ora di tornare a scrivere.
G.