Mura bianche. Persone di corsa in fuga dalle loro paure. Non c’è storia per un uomo se non di fronte alla fragilità di chi non ce l’ha fatta. La realtà più pura la trovi solo quando non ti resta niente, gli occhi sono limpidi per capire chi merita un posto nella tua vita, e chi invece è bene resti uno spettatore.
Ti si avvicina una persona, ti inizia a raccontare. Era un vincente, poi la droga, la paura, e infine l’alcol e poi..oblio. La realtà è che siamo tutti troppo impegnati a vivere succubi delle nostre paure, dei nostri se, dei nostri scudi per proteggerci dalla vita fino a quando la vita ci ha salutato.
Quanti premi, quanta felicità lasciamo fuori dalla porta perché abbiamo paura di capirci? Il vero coraggio è essere onesti con quello che la vita mette sul piatto, perché è meglio rimpiangere di aver fatto qualcosa che avere il rimorso di non averla fatta per niente. Passeggio avanti e indietro, scorrono storie sussurrate tra amici e parenti, in lontananza ambulanze e preoccupazioni.
Tutto sfuma, c’è un’atmosfera stantia e rarefatta. Poi improvvisamente arriva una ragazza, si avvicina e si siede vicino a me. Perché sei qui? Il mio ragazzo, un incidente, tanta polvere, e poi l’ambulanza. E tu? È una storia lunga da raccontare, un amico, un’ombra del passato. Fa per alzarsi, poi mi dice, la verità è che oggi sento che avremmo dovuto vivere di più ogni momento prima di questo. E se ne va.
Resto fermo, accendo una sigaretta per capire se nel colore del fumo posso trovare delle risposte, ma no, non ci sono. Nella speranza che mai mi ritroverò dall’altra parte della stanza, vorrei che tutte le persone intorno a me sentano di aver vissuto pienamente, perché la più grande illusione dell’uomo è perdere tempo a cercare certezze. Esistono gli stati d’animo, il resto è fantasia.
Eco nella mente, meglio un rimpianto che un rimorso, sempre. Adesso non è più ora di visite, si torna a casa.
G. Cupini